venerdì 21 febbraio 2014

Davide Nota: Una Sinistr(AP)erta ad Ascoli per Rita Forlini

"I migliori semi che la città esprime, isolati e non curati muoiono in questo deserto che è il deserto delle idee e della capacità di immaginare un disegno complessivo di riforma radicale della città e dei suoi metodi amministrativi. Sono semi individuali o associativi, che portano a strade diverse, perché ognuno di noi ha vocazioni diverse ma ogni vocazione produce qualcosa che prima non c'era", come nella biosfera."

Cari amici, in questo momento io ho una doppia natura, perché da una parte parlo da responsabile del tavolo “Cultura” del programma di Rita Forlini, candidata alle primarie del Centrosinistra di Ascoli e del progetto di SinistrAperta e SEL, d'altra parte la mia militanza politica ha sostanzialmente origini di movimento, dalle organizzazioni studentesche della prima gioventù, passando per i movimenti per la pace degli anni Duemila, il Social forum di Firenze come evento simbolico determinante e poi la militanza culturale e artistica con l'associazionismo per cui ho operato negli ultimi dieci anni ad Ascoli, o meglio dire ho tentato di operare oltre le mura del castello kafkiano di un'amministrazione che ha sempre respinto come “stranieri” senza diritto di cittadinanza i corpi estranei a un immediato rendiconto elettorale.

Parlo di una concezione della amministrazione come controllo dei partiti su tutto, su ogni aspetto della vita cittadina, della politica come una questione privata di feudi e baronati da controllare, di partiti che si sono trasformati in delle mega associazioni private, parliamoci chiaro, in delle lobby, che si appropriano di tutto e spartiscono i fondi pubblici tra fedeli, in mance per i poveruomini che ti assicurano perlomeno quel po' di fedeltà, con cui si instaura un immediato rapporto di sudditanza per cui ora ti do un gettone, fai il bravino e tra tre mesi te ne darò un altro, poi se mi assicuri che sei proprio bravo, che sei una bella funzione nella mia campagna elettorale perenne vedrai che diventerai un amico della giunta. Per il resto i fondi, come è noto, sotto forma di piccoli appalti pilotati che uno dopo l'altro formano a fine anno un mega appalto pilotato, vanno a finire nelle tasche dei finanziatori della campagna elettorale precedente, perché “eh, mi dispiace, ma la politica funziona così”.

Non è vero, non funziona così. Se funziona così è perché si vuole che funzioni così. Ma dire che cambiare è possibile non sono solo favole, chiacchiere per cui un cittadino si deve fidare di un nome piuttosto che di un altro, o di un partito che ha vocazione ideale di collegialità, sebbene certo una buona carta di intenti è già un punto di partenza. Ma non basta, è ovvio. Si devono trovare i modi tecnici per fare in modo, materialmente, che nessun politico, che nessun partito, sia più in grado di utilizzare gli strumenti comuni di un'intera cittadinanza, di una comunità, per pagare il dazio alle proprie clientele e per dividere la città in buoni e cattivi.

Esistono dei mezzi tecnici, che diverse amministrazioni virtuose che abbiamo come riferimento adottano, per superare questo scandalo che è la responsabilità amministrativa intesa come potere di partito che calpesta gli interessi, le richieste, le esigenze e le proposte più genuine di una città che muore, desertificata, con un centro storico che per cinque sere a settimana pare una città fantasma e nel week end un paese di bar in cui il solo diritto di cittadinanza è quello di consumare drink.

Certo, eventi indipendenti ce ne sono, e anche di istituzionali, sporadici e senza prospettiva, ma è evidente che manca l'ossigeno, è evidente che manca l'acqua perché i semi migliori possano trasformarsi in piante e queste piante possano dare frutti che sono beni comuni in termini di rivitalizzazione cittadina, di fermento che integrato in un disegno complessivo può tradursi in lavoro, in economia. Se prendiamo l'esempio del laboratorio di Appignano in cui è praticabile la sinergia anche economica tra un'assemblea delle associazioni e gli investimenti del pubblico e del privato, o se pratichiamo il laboratorio pugliese in cui la sinergia dell'associazionismo si aggancia anche al mondo della nuova imprenditorialità giovanile, cioè con i progetti lavorativi della nuova generazione che tenta una strada fatta di piccole ditte individuali, di partite IVA, se pensiamo a questi nostri modelli ci accorgiamo che Ascoli Piceno in questo momento rappresenta esattamente la loro più spietata negazione.

E infatti i migliori semi che la città esprime, isolati e non curati muoiono in questo deserto che è il deserto delle idee e della capacità di immaginare un disegno complessivo di riforma radicale della città e dei suoi metodi amministrativi. Sono semi individuali o associativi, che portano a strade diverse, perché ognuno di noi ha vocazioni diverse ma ogni vocazione produce qualcosa che prima non c'era e questa trasformazione dall'idea alla realtà, anche quando sembra una realtà particolare o di nicchia o persino di militanza, perché cultura non è solo spettacolo e neutralità ma anche dibattito e intervento di parte, come insegnano sin dalle origini della tradizione Dante Alighieri o il nostro Cecco d'Ascoli, fa sì che ogni singolarità in un contesto collegiale sia una ricchezza e un nutrimento, come nella biosfera. Un dibattito, un confronto libero e aperto, una dialettica tra punti di vista diversi, tra proposte e percorsi differenti, tutto questo crea un fermento e il fermento crea una vitalità che diventa anche un riabitare gli spazi, un riappropriarsi delle strade, dei locali pubblici, che se sono pubblici vuol dire che sono a disposizione della vita e non dei fantasmi, perché il termine Comune ha un senso etimologico bellissimo che vuol dire Comunità, e se questo fermento è in grado di rigenerarsi e di attivare da sé un ciclo in cui diventa auto-sostenibile, se si danno i luoghi e gli strumenti iniziali perché un percorso umano possa svolgersi, ecco che da questo ciclo potranno nascere attività economiche o comunque poli attrattivi, come attualmente accade nei piccoli comuni della provincia di Ascoli, nella vallata del Tronto. Ma non accade ad Ascoli!

Quali sono gli strumenti, di cui parlavo, per inchiodare la politica al rispetto della sua funzione ordinatrice e non dominatrice delle esigenze della realtà?

1) Rita ha parlato del Patto di solidarietà e del nostro laboratorio di Appignano, uno dei comuni che esprime la nostra area di pensiero politico. Un patto non a parole, si tratta di un vero e proprio contratto con tanto di data e di firme, tra associazioni e amministrazione per coogestire un finanziamento economico collegialmente, non nel segreto delle stanze e delle trattative dei partiti con singoli esponenti fidelizzati ma in una assemblea pubblica in cui sono presenti tutte le realtà associative, che siano onlus o che siano culturali o giovanili.

2) Democrazia partecipativa e il modello Grottammare, che è l'altro importante Comune assieme ad Appignano in cui le idee della Sinistra esprimono un modello amministrativo. Grottammare era una città poco animata, che dopo quindici anni di giunta arancione è diventata un vero e proprio gioiello, un laboratorio, un modello di partecipazione e vitalità. La democrazia partecipativa consiste nell'obbligo dell'amministratore alla più completa trasparenza di spesa, alla giustificazione pubblica della stessa e al metodo della interlocuzione tra amministratori e assemblee pubbliche per la rendicontazione del già fatto e per la progettazione del da fare. Questo metodo è innovativo perché consente, nella prassi e non solo nella teoria, di determinare delle sinergie tra intervento pubblico, cittadinanza attiva e attività commerciali. Ascoli che è ben più grande di Grottammare si potrebbe dotare di diverse assemblee relative alle aree: Monticelli, Piazza immacolata, Centro storico, etc. Per fare un esempio possiamo pensare ad un evento tal de tali, che grazie al metodo partecipativo viene costruito in modo che le istanze delle associazioni e delle attività commerciali specifiche relative al tipo di evento diventino esse stesse il comitato promotore. Inoltre cosa si determina? Che le assemblee assieme agli amministratori sono nella condizione di valutare se le strategie precedenti hanno portato dei frutti e confermarle o, in caso negativo, cambiarle, insomma, il concetto è che la politica che non gode di grande fiducia, perché come si dice “se sali al potere poi diventi come tutti gli altri”, in questo modo spalanca le porte alla comunità. Partecipate, venite a vedere, venite a capire cosa stiamo facendo e perché.

3 ) Sedi e mezzi alle associazioni. Ascoli è una pura anomalia nel contesto della sua stessa provincia. Da un capoluogo, da questo vero gioiellino di scenografia architettonica, si richiederebbe una scena culturale competitiva perlomeno a livello regionale se non nazionale, fatta di festival indipendenti, teatri, concerti di musica colta o di genere, proposte qualificate e aggiornate. No. Per trovare tutto questo occorre prendere l'auto e andare in vallata, dove l'unione dei comuni ha predisposto un piano per l'associazionismo che funziona bene e che porta sulla via Salaria ogni anno fior di eventi attrattivi per l'esterno e fior di partecipazione interna di giovani ragazzi che ci pensano due volte, adesso, prima di andare via dal proprio paese. Perché mettere le radici in un luogo significa germogliare, significa che il proprio corpo in quel luogo finalmente ha un posto, significa che finalmente quel corpo si sente partecipe e protagonista dello sviluppo di una storia, che non è l'alienazione di una vita passata a rimpiangere le speranze perdute ma è la pratica quotidiana della crescita, è il mantenimento di quelle promesse! Se per trovare tutto questo si deve andare altrove, persino in città più piccole, persino in paesi che sono in provincia della nostra città natale, allora significa che in questo posto c'è davvero qualcosa di profondamente sbagliato.

Tutto questo non è normale. Tutto questo non è naturale. Perché lo accettiamo? Perché ci siamo rassegnati a questa asfissia, a questa claustrofobia, a questo spleen, all'assurdità di un Capoluogo di provincia che non ha previsto nessuna sede a nessuna associazione mai e da anni, da decenni, da quindici anni i migliori artisti, attori, pittori, registi e i nostri più importanti militanti culturali, giovani talenti di una generazione piena di idee vanno ad operare altrove. Non solo a Londra, non solo a Berlino! Vanno a Offida, vanno a Colli, vanno a Castel di Lama, vanno a San Benedetto o a Grottammare e lì fondano associazioni e lì trovano spazi e mezzi e con quegli spazi e mezzi costruiscono comunità. È una vergogna!

È la vergogna di una classe politica che non vuole bene alla propria comunità. Sono quindici anni, è metà della mia vita, che subiamo la follia di una destra baronale e feudale, feticista del potere e del controllo, che ti toglie l'aria pur di averti in mano, che intende cultura come spettacolo e pubblicità da campagna elettorale perenne, e intende la cittadinanza come pubblico passivo il cui solo diritto è quello di applaudire, tutto questo non è più accettabile e deve essere ribaltato completamente nei suoi presupposti strutturali, non a parole, non per una sostituzione di bandiere o di casacche o di nomi ma di disegno complessivo di vita comune!

Una “Cittadella delle associazioni” dunque, ne ha più volte parlato Pietro Cordoni, un luogo che possa essere abitato da atelier di artisti o da sedi di produzione video-sonore per gruppi musicali o registi o da spazi per i cineforum o per incontri e per le assemblee o i workshop o per qualunque progetto pubblico di ogni tipologia e livello. Una “Cittadella” dove le associazioni possano vivere e in cui gli spazi pubblici siano animati da iniziative che non siano di puro assistenzialismo, come nel modello ormai superato e fallito e non più sostenibile degli anni Ottanta, ma che abbiano il fine di produrre lavoro e progetti che siano calamita di fondi europei per cui un'Amministrazione può essere un grande alleato.

Il discorso è potenzialmente infinito. Malamente l'ho tradotto in questa traccia che segna solo un metodo. Il discorso è infinito perché a partire da questa traccia poi vanno sviluppate le proposte concrete e fondamentalmente la vocazione territoriale che un'amministrazione deve darsi, e che secondo me, ad esempio, è anche l'idea che al “tradizionalismo” come immobilità, che è la proposta culturale della destra, che non produce neppure turismo perché produce un turismo giornaliero, vada contrapposta l'idea che “tradizione è sperimentazione”, che lo studio e l'amore della storia non è in contrapposizione con lo sviluppo di nuove avanguardie elettroniche o del digitale o della videoarte. Pensate che fior di tradizione, di sperimentazione, di innovazione e di amore per il territorio che potrebbe essere un Festival di arti digitali dove si fanno installazioni visive proiettate sul nostro palcoscenico bianco di travertino, uno spettacolo inimmaginabile che può essere messo in relazione anche alla nostra università, che dal design all'architettura lavora sul concetto di scenografia elettronica e di scultura digitale. Pensiamo, oppure, al Festival della Memoria e della Libertà di cui abbiamo già parlato in riferimento alle nostre radici costituenti e alla nostra Medaglia d'oro per attività partigiana, dove la Memoria della nostra Liberazione dalla dittatura esca fuori dall'odore di museo, dall'odore di stendardo e coccarda, e torni ad essere una materia viva e vitale, torni ad essere tema della Libertà e del Diritto come conquista quotidiana e costante, individuale e sociale, con una kermesse di incontri e di spettacoli e di eventi anche sui temi del presente, della libertà ancora negata o dei principi violati ancora oggi nel mondo e pensate come qui potrebbero entrare in sinergia associazioni che si occupano di Resistenza ma anche altre che si occupano di altermondialismo o di guerra, assieme alle Biblioteche e alle scuole superiori, in un evento che ospiti personalità di rilievo nazionale e internazionale ma che anche riviva il nostro territorio, magari andando a visitare i sentieri dei partigiani. Le idee sono così tante che dobbiamo solo trovare il modo per fare saltare il coperchio che le tiene represse, che le reprime, questa cappa nera che opprime la città.

Ora qui in questo momento non chiediamo adesione ma dialogo e conoscenza reciproca. Cerchiamo innanzitutto di conoscerci e di riattivare una comunità.


Davide Nota

mercoledì 19 febbraio 2014

Intervista con Anna Cecilia Poletti, Assessore alla Cultura di Roccafluvione

Purtroppo mi risulta che il metodo di raccolta delle firme non sia sempre stato corretto. Alcuni cittadini con cui ho avuto modo di parlare mi hanno riferito che sono stati contattati con frasi simili “Vogliono toglierci la scuola. Firmi contro?” chiaro che così è abbastanza semplice raccogliere consensi… Penso che vada ristabilita un’informazione corretta poi si vedrà.

- Anna Cecilia Poletti, tra gli amministratori di Roccafluvione, sei colei che più si è impegnata a spiegare i motivi per cui la giunta ha deciso di costruire un nuovo Plesso Scolastico a Capodipiano. Nonostante l’impegno che tutti ti riconoscono, la stragrande maggioranza dei nostri concittadini è contraria a rinunciare alla scuola al centro del paese. Pensi che sia opportuno rivedere la decisione presa?

- No. Almeno fino a quando non si sia fatta un’informazione valida sul progetto che, sebbene comporti il sacrificio di rinunciare alla scuola al centro del paese, presenta dei vantaggi che vanno comunque messi sul piatto della bilancia prima di valutare un possibile cambio di direzione. Purtroppo mi risulta che il metodo di raccolta delle firme non sia sempre stato corretto. Alcuni cittadini con cui ho avuto modo di parlare mi hanno riferito che sono stati contattati con frasi simili “Vogliono toglierci la scuola. Firmi contro?” chiaro che così è abbastanza semplice raccogliere consensi. Diverse persone, una volta ricevuta un’informazione un po’ più completa, non posso dire che abbiano cambiato opinione perché non gliel’ho chiesto, ma non le ho viste più così tanto convinte… Penso che vada ristabilita un’informazione corretta poi si vedrà.

- Il successo della petizione promossa dall’opposizione contro il Plesso di Capodipiano è senz’altro dipeso anche dalla mancata informazione alla cittadinanza su quella che voi ritenevate una scelta obbligata. Come mai questo deficit di comunicazione?

- Ci sono alcune cose da chiarire. Comunicazione c’è sempre stata fin dall’inizio, fin dalla stipula del protocollo d’intesa tra le amministrazioni. L’opposizione, inizialmente non contraria al progetto, ha lamentato il mancato coinvolgimento della popolazione nella decisione, non la mancata informazione. Va detto che da tempo, con le famiglie che sono coinvolte di anno in anno nella scelta del tempo-scuola (normale o pieno)si prospetta l’eventualità, rifiutata dalla maggioranza, di creare una sezione a tempo pieno in un plesso e una a tempo normale in un altro e che avere tutti gli alunni in un unico plesso risolverebbe le cose. Penso sia abbastanza chiaro alla popolazione coinvolta che il plesso unico non può essere a Roccafluvione centro o a Venarotta centro. La scelta si sta prospettando sempre più come una scelta obbligata: l’unica appoggiata anche a livello centrale. Le amministrazioni stanno portando avanti comunque tutte le possibilità e questa è una tra le tante intraprese per far fronte alla crisi e per mantenere la scuola nel territorio, non per perderla. Negli anni abbiamo lottato per mantenere gli organici e le classi con ogni mezzo a disposizione. I genitori che hanno combattuto insieme a noi, anche salendo sui pulmini e filmando la strada che i bambini dalle frazioni fanno già tutti i giorni, sanno bene che ogni anno la conferma di questo status è in forse. E non è solo una questione di segreteria: in passato Venarotta ha già perso una classe e l’amministrazione comunale per diverso tempo ha dovuto integrare economicamente l’organico; la dirigente recentemente ha affermato che prossimamente le classi sottodimensionate saranno unificate, o a Venarotta o a Roccafluvione. Le scelte che si sono fatte negli anni sono state sempre per salvaguardare la scuola. A volte se le soluzioni che si presentano non sono del tutto vantaggiose, tra due mali è necessario scegliere il minore e poi, se possibile, lavorare affinché  i vantaggi compensino i sacrifici.

- Ti eri impegnata, in alcune conversazioni sui social network a cui, unica tra i componenti della giunta, hai partecipato, a promuovere un’assemblea pubblica entro il novembre scorso, per illustrare il progetto. Poi non se ne è fatto più niente perché l’elaborato che avete ricevuto dalla provincia non soddisfava i requisiti che richiedevate, e, ad oggi, nonostante il sindaco abbia ribadito l’intenzione di presentare il progetto alla cittadinanza, nessun incontro è stato promosso. Come mai questi ritardi?

- Perché il progetto non va ancora bene. Noi ci siamo impegnati anche a presentare un progetto rispondente alle necessità e credibile, altrimenti non ci interessa. La settimana scorsa ci siamo incontrati in Provincia e abbiamo visionato la nuova versione ed è stato il Sindaco Formica stesso, nel fine settimana,che ha lavorato al progetto per apportare ancora modifiche e dare ulteriori indicazioni al progettista. Non siamo passivi come ci dipingete. L’assemblea si farà.

- Secondo il comitato che si oppone al nuovo Plesso Scolastico i tre motivi principali che tu hai addotto, per giustificare questa scelta, sarebbero del tutto insussistenti, infatti:

1) Le deroghe previste per i comuni montani consentirebbero alla nostra scuola di formare classi anche con solo 10 allievi e le tendenze demografiche lasciano prevedere il costante superamento di questa soglia;

- La legge deroga non si potrà protrarre in eterno. Erano normate da legge anche le pluriclassi (e quante ne esistono ancora?); erano rispondenti a legge anche le 30 ore settimanali e non esistono più, erano rispondenti al dimensionamento anche numerosi ISC di città e ora non lo sono più e non perché sono scesi gli alunni ma perché sono cambiate le regole . Di anno in anno le cose cambiano. L’anno scorso si sono razionalizzati gli ISC delle città, quest’anno è la volta degli istituti superiori, va da sé che poi, per forza di cose, i prossimi a essere toccati dalla razionalizzazione saranno gli istituti montani. Non si può ragionare solo sul presente, bisogna anticipare i problemi. Questo non significa fasciarsi la testa prima di essersela rotta ma prevedere, in base all’esperienza degli ultimi decenni, come probabilmente va a finire ed evitare i danni maggiori.  
 
2) Tutti i servizi accessori di cui questo nuovo plesso sarebbe dotato (teatro, auditorium, sala prove, discoteca, biblioteca) costituirebbero più di due terzi della spesa complessiva (oltre sei milioni di euro) mentre per realizzare i locali destinati all’insegnamento serviranno  poco più di un milione e mezzo di euro (compreso l’acquisto dei terreni); L’importo al momento finanziato è ancora inferiore al costo della realizzazione del primo stralcio (circa 1.700.000 euro). Si ritiene del tutto illusorio, una volta realizzata la scuola, che si possa ottenere, di questi tempi, un importo quasi 4 volte maggiore per realizzare strutture, di cui a volte non sono nemmeno dotate città di media grandezza, nella campagna di Capodipiano. Né si riesce a ipotizzare una domanda per questi servizi da parte di una popolazione di poche migliaia di unità.

- Questo è un errore. Sono proprio i servizi accessori che qualificano il progetto per dare una svolta ai nostri comuni, soprattutto nell’ottica di una probabile fusione dei Comuni stessi. Ci mancano spazi adeguati per la cultura. Ovvio che non abbiamo risorse ora per portare a termine tutto il progetto: si farà solo il primo stralcio ma negli anni, se quello è il progetto, quello sarà anche l’impegno delle amministrazioni, locali e non. Abbiamo da 30 anni una compagnia teatrale che si è esibita in spazi assurdi, corsi di teatro e musica e ludoteche sia a Venarotta che a Roccafluvione, più volte l’anno organizziamo mostre, spettacoli e concerti in spazi non adeguati. È ora che anche i nostri cittadini abbiano strutture idonee. Non stiamo parlando dell’auditorium Parco della Musica di Roma ma di qualcosa adatto ai nostri numeri ma adeguato anche  alle esigenze di queste attività. Sarà difficile ottenere finanziamenti? Sarà di certo impossibile se non ci permettiamo mai di avere l’ambizione di fare un progetto in tal senso.     

3) E infine, considerata l’entità del progetto, qualora si possa realmente portarlo a termine, i costi di gestione sarebbero talmente alti da far impallidire quelli della gestione dei soli plessi esistenti, che pure si annunciava di voler ridurre proprio con questo progetto di un nuovo plesso.

- Le risorse di tutte le amministrazioni sarebbero rivolte su un solo plesso costruito con tutti gli accorgimenti di risparmio energetico. Quando tutte le classi si saranno trasferite sarà una sola mensa a funzionare, con spesa divisa tra tutti. Il trasporto è un discorso che va considerato. Molti si preoccupano del fatto che di certo si dovrà pagare lo scuolabus: a Roccafluvione anche quest’anno siamo riusciti, con mille sacrifici, a mantenerlo gratuito, ma non sarà così in futuro, anche se la scuola resta a Roccafluvione. Ma di certo non ci saranno disparità tra servizi tra alunni dello stesso ISC, come qualcuno (a torto tutto sommato) lamenta attualmente.

- In una recente presa diposizione che ha suscitato non poca sorpresa, il precedente sindaco di Roccafluvione e attuale assessore provinciale Giuseppe Mariani ha suggerito all’attuale amministrazione di procedere ad una consultazione referendaria tra i genitori degli alunni che frequantano a Roccafluvione per verificare il gradimento della scelta che avete operato. Il suggerimento parrebbe quasi una presa di distanza dal progetto, considerato che tutti sanno che al momento al Roccafluvione la stragrande maggioranza della popolazione è ostile a chiudere la scuola in centro per costruirne un’altra a Capodipiano. Come giudichi questa presa di posizione?

- Non è assolutamente una presa di distanza. L’idea del progetto nacque quando Mariani era ancora Sindaco di Roccafluvione, in seno all’annuale riunione tra le amministrazioni e la dirigenza dell’ISC, proprio nella nostra sala consiliare. So bene quanto Mariani, che è stato uno di quelli che più si è battuto perché l’ISC non perdesse diritti (non perdere la classe con solo 8 alunni iscritti è stato possibile durante il suo mandato, non dimentichiamolo), tenga e approvi questo progetto e leggere tanta ostilità di certo l’ha disturbato. Io interpreto la sua presa di posizione piuttosto come un’esortazione a illustrare al meglio le potenzialità di questo progetto, perché la popolazione capisca. Per arrivare a una sorta di “referendum”infatti bisogna fare una campagna informativa, come la campagna elettorale prima delle votazioni.

- Infine, molti pensano che, per il tuo curriculum, che fa di te una storica e vulcanica operatrice culturale del nostro territorio, unito all’impegno e alla dedizione con cui hai portato avanti il tuo impegno nella corrente amministrazione, tu possa essere il candidato sindaco ideale per le prossime consultazioni di primavera. E’ finalmente giunto per Roccafluvione il momento di avere un candidato sindaco donna?

- No, non con me almeno. Mi basta esser stato il primo assessore alla Cultura di Roccafluvione e la promotrice della prima via intitolata a una donna nel nostro Comune. Come ho già avuto modo di dire ai miei compagni di lista, la responsabilità di concorrere all’elezione di Sindaco può attendere, per impegni lavorativi (lavorare per l’integrazione richiede spesso un impegno quasi a tempo pieno a cui non voglio sottrarmi perché sento che proprio in questi anni posso dare il massimo) e perché, nonostante i sindacati abbiano molto lavorato sulla conciliazione dei tempi di lavoro e della famiglia per le donne, la politica non è stata allo stesso passo. Non basta imporre le quote rosa, occorre creare le condizioni perché una donna possa fare il Sindaco senza rinunciare a occuparsi della famiglia. Attualmente, almeno per me, non ci sono. Se qualcun’altra ce la fa vuol dire che merita di fare il Sindaco più di me!

di Angelo Gabrielli


martedì 11 febbraio 2014

Intervista con Guido Ianni - Consigliere di opposizione di Roccafluvione

"Ora è necessario, e lo faremo al più presto, che l’opposizione chieda la convocazione di un consiglio straordinario in cui il Sindaco Formica dovrà ritirarsi dal Protocollo d’intesa che prevede il Polo scolastico unico di Capodipiano."

Guido Ianni è consigliere comunale dell’opposizione a Roccafluvione, ed è stato promotore della petizione popolare che ha raccolto più di 800 firme di cittadini che chiedevano al comune di recedere dalla decisione di chiudere la scuola di Via Leopardi, per costruirne una nuova nel comune di Venarotta. Le firme sono state consegnate al sindaco  dal comitato appositamente costituito, che ha anche promosso una partecipatissima assemblea pubblica, in cui ha illustrato le ragioni per le quali il comitato ritiene inopportuno procedere. Gli abbiamo rivolto alcune domande.

-   Professor Ianni, come mai dopo il successo della raccolta di firme da te promossa, contro la chiusura della nostra scuola, e dell’assemblea pubblica, l’opposizione non si è fatta promotrice di alcuna iniziativa per offrire una sponda politica alle richieste di centinaia di cittadini, e fare pressione sull’amministrazione comunale?

- L’opposizione segue da più di due anni l’iter del Plesso scolastico di Capodipiano e non avevamo pregiudizi contrari all’eventuale accorpamento ma la Giunta Formica preferiva non rispondere a molti nostri dubbi in merito a quest’opera costosissima e ho trovato giusto, insieme agli altri colleghi del gruppo consiliare, cominciare a discutere con i cittadini ed informarli del fatto che i loro amministratori stavano lavorando per portare via le scuole dal nostro capoluogo e lo stavano facendo soprattutto senza parlarne con la cittadinanza. Da lì l’idea della petizione popolare che ha coinvolto e inserito nel dibattito molte persone, alcune delle quali hanno poi deciso di impegnarsi in prima persona nella raccolta delle firme e hanno deciso di costituire il comitato “No Plesso Capodipiano”. I meriti di questa battaglia vanno sia all’opposizione che al Comitato apartito di cittadini che è ancora molto attivo e non ha intenzione di demordere nella difesa della propria scuola. Nel ruolo di opposizione siamo riusciti a far discutere, nel consiglio del 27 dicembre, gli studi di fattibilità che hanno dimostrato che le nostre scuole di Roccafluvione possono essere messe a norma e in sicurezza con 200.000 euro o poco più. Ora è necessario, e lo faremo al più presto, che l’opposizione chieda la convocazione di un consiglio straordinario in cui il Sindaco Formica dovrà ritirarsi dal Protocollo d’intesa che prevede il Polo scolastico unico di Capodipiano. Il ruolo dell’opposizione a mio avviso non è solo quello di dare battaglia in consiglio comunale ma soprattutto di informare i cittadini e favorire il loro incontro per una causa comune e credo che questo obiettivo sia stato raggiunto. In questi piccoli comuni la cittadinanza non è tanto propensa a sostenere le battaglie avviate dall’opposizione ma in questo caso è stato diverso perché la difesa della scuola è una causa troppo importante ed ha unito persone che apparentemente hanno valori e idee diverse e questo credo si chiami amore e attaccamento per il proprio territorio ma anche partecipazione e voglia di vera democrazia.  L'opposizione si muoverà anche per avviare l'iter di un referendum abrogativo se sarà necessario ma questa è una richiesta che legittimamente potranno portare avanti i cittadini e il Comitato NO Plesso e nel caso si verificasse questa eventualità noi saremo lì a sostenerli per fermare l'assurdo progetto di Capodipiano.

-   Tra i finanziatori di quest’opera figura la Regione Marche, che è guidata da una giunta di centro sinistra, la stessa area a cui fa riferimento il gruppo di opposizione consiliare a cui anche lei appartiene. Non ritiene opportuno promuovere un incontro con i vertici della giunta regionale per evidenziare come questo progetto vada contro la volontà della stragrande maggioranza dei nostri cittadini?

L’opposizione a un certo punto ha deciso di essere meno al centro dell’attenzione e di sostenere il comitato cittadino e questo perché la battaglia sulla scuola non si deve prestare a facili strumentalizzazioni. Se fermiamo la follia di Capodipiano non vince l’opposizione o il comitato ma vince Roccafluvione; poi a maggio credo che i nostri compaesani avranno capito bene chi vuole la Scuola a Capodipiano e chi vuole valorizzare quella esistente a Marsia. Ci sono stati incontri con molti rappresentanti istituzionali e le firme del comitato “No Plesso” sono arrivate anche in Regione. Diamogli il tempo intanto di sfogliarle. Riguardo alla collocazione politica della lista “Uniti per Roccafluvione” pur essendoci una prevalente componente di centro-sinistra è stata ed è una lista civica aperta e non partitica ed in una piccola comunità con una popolazione così esigua credo che debbano lavorare insieme tutti quelli che hanno la stessa idea di sviluppo del territorio e soprattutto amministrino senza doppi fini.

-   Quali sono i motivi per cui vi opponete al nuovo Plesso Scolastico di Capodipiano?

- Come cittadino e rappresentante dell'opposizione ho espresso più volte le mie opinioni in merito ma credo che la principale sia che la giunta Formica e i suoi ci volevano raccontare che le nostre scuole sono destinate alla chiusura sia per motivi di sicurezza normativa riguardante gli edifici sia per il fatto che non ci sarebbero abbastanza alunni per mantenere i plessi distaccati. Noi abbiamo smentito entrambe i presupposti perchè le nostre scuole non sono in condizioni di pericolo anche se necessitano di diversi interventi di manutenzione e i plessi possono essere mantenuti perchè le deroghe per i comuni montani del DPR 81 del 2009 ci permettono di formare classi anche con soli 10 alunni. L'opposizione non è contraria all'accorpamento ma siamo convinti che il Plesso di Roccafluvione debba essere il Polo Unico della nostra montagna perchè il centro dei Comuni montani non è Capodipiano ma Marsia. L'operazione Capodipiano comporta soprattutto dei costi assurdi e non va incontro alle esigenze di risparmio di soldi pubblici ma va in direzione totalmente opposta con uno sperpero di risorse che poi pagheranno le amministrazioni future e soprattutto le famiglie dei due Comuni. L'opposizione ha assunto una posizione contraria nel merito della questione ma anche nel metodo: la disinformazione con cui la giunta di Roccafluvione voleva e vuole portarci via la scuola è sintomo di un atteggiamento totalmente antidemocratico e irrispettoso nei confronti della volontà dei cittadini. è superfluo anche ricordare che la nostra piccola economia del capoluogo verrebbe molto penalizzata dalla perdita della scuola che è l'unico servizio che per ora siamo riusciti a mantenere. Un capoluogo senza la sua scuola si appresterebbe a diventare sempre più un paese dormitorio. Inoltre la scelta geografica di Capodipiano non tiene conto della varietà e vastità del nostro territorio comunale composto da più di 50 frazioni, alcune delle quali troverebbero Mozzano o Ascoli decisamente più facilmente raggiungibili.

- Tu sei indicato come uno dei possibili candidati alla carica di sindaco alle prossime elezioni amministrative della primavera prossima. Quali determinazioni assumerà la tua amministrazione, rispetto al nuovo plesso scolastico, qualora risultasse vincente alla tornata elettorale?

- Riguardo alle candidatura è una novità che mi coglie di sorpresa perchè lo vengo a sapere adesso da te. Io ho dato disponibilità a lavorare per un collettivo unito e vincente e mi piace poco parlare di leader ma preferisco parlare di squadra. Ho forse detto qualche volta che il gruppo consigliare uscente ha lavorato bene nonostante le scontate difficoltà e limiti che comporta lo stare all’opposizione e che preferibilmente il candidato dovrebbe essere in continuità con questa squadra. Tornando al tema principale io credo che sia inevitabile legare il discorso scuola con quello della fusione dei Comuni ma questo non significa che l’avere un’unica giunta e un unico Sindaco per Montegallo, Venarotta, Roccafluvione e Palmiano debba ridurre i servizi ai cittadini nei singoli territori. Dobbiamo candidare assolutamente il plesso di Roccafluvione a diventare il Polo scolastico unico di questi territori e Marsia può vantare e deve rivendicare la sua centralità geografica e la sua posizione è il punto di riferimento tra la montagna e la città. Su un argomento così delicato e importante non si può cadere negli stessi errori di Formica e Co. ma si deve assolutamente rendere partecipe la cittadinanza ponendola anche di fronte a proposte diverse e recependo i suggerimenti delle famiglie che sono le prime che si devono esprimere in merito. Io penso che si potrebbero convincere gli amici di Venarotta a frequentare le scuole di Roccafluvione attivando e garantendo degli incentivi anche economici e delle agevolazioni per i trasporti, per la mensa, per i libri di testo come si fa in molti comuni che hanno accorpato le scuole in molti casi senza costruirne di nuove. La centralità di Marsia è in grado di attrarre anche una parte di utenza di famiglie da Mozzano e dall’Acquasantano mentre Capodipiano sarebbe un flop totale e non attirerebbe neanche le famiglie dei nostri due comuni più grandi. Ho avuto occasione purtroppo di parlare con alcune famiglie di Mozzano che erano disposte a iscrivere i loro figli a Roccafluvione ma sono state scoraggiate dalla volontà della nostra attuale e “lungimirante” giunta di far chiudere la nostra scuola. 

Da un punto di vista degli interventi sulla scuola, prima vanno ovviamente affrontati quelli più necessari e poi si può pensare al resto. E’ urgente ricominciare a seguire tutti i bandi per finanziare gli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria per il nostro plesso e di bandi ce ne sono ogni anno moltissimi e la giunta Formica se li è fatti sfuggire quasi tutti tranne quello che serviva per portare via la scuola dal capoluogo. Una volta trovati i fondi per gli interventi più urgenti dovremmo trovare la soluzione per valutare un miglioramento anche estetico degli interni e degli esterni e nel nostro territorio abbiamo molti giovani architetti e progettisti che ci saranno di grande aiuto. Il nostro plesso dovrà essere aperto anche nei pomeriggi con doposcuola, aule e spazi dedicati alla musica, laboratori teatrali e attività che agevoleranno ancora di più l’aggregazione dei nostri ragazzi. L’accorpamento con Roccafluvione Plesso Unico è la soluzione che da tempo con l’opposizione portiamo avanti e che ci sembra più logica ma ce ne sono anche altre tra cui quella di mantenere i due plessi scolastici separati ovviamente con i dovuti interventi di manutenzione e miglioria necessari; ed è per questo che non si possono ipotizzare soluzioni definitive senza discutere con la cittadinanza di un argomento così importante e discutere con la cittadinanza significherà anche discutere con i cugini venarottesi. 

Tornando all'opposizione si deve dare atto che a Roccafluvione l'opposizione esiste e su questo e su diversi altri temi siamo in sintonia con la volontà dei cittadini. Quando si critica il nostro gruppo consiliare si deve precisare che per esempio sulla questione scuola a Capodipiano i venarottesi avranno diversi vantaggi rispetto a noi eppure molti cittadini di Venarotta volevano firmare addirittura la petizione del Comitato No plesso promossa da cittadini di Roccafluvione e quindi non è vero che a Venarotta non ci sono dubbi sullo spostamento della scuola a Capodipiano . A Venarotta non esiste opposizione e nessuno da voce a quei cittadini (nè l'opposizione e nè un comitato popolare) che non sono per niente convinti che Capodipiano sia la scelta giusta per i venarottesi. Quindi per una volta noi Roccafluvione siamo arrivati primi nella voglia di informarci e partecipare, per fermare una scelta dannosa per il nostro territorio. 

a cura di Angelo Gabrielli

domenica 9 febbraio 2014

L'exploit drammatico del sindaco Formica

“Signor Prefetto, è sicura la scuola di Roccafluvione?” 

Nel Consiglio comunale del 27 dicembre, il sindaco Marcello Formica rivolto ai consiglieri dell'opposizione, che lo avevano interpellato sulla decisione della giunta comunale di chiudere la scuola del centro in favore della costruzione di un nuovo edificio in Località Capodipiano di Venarotta, aveva dichiarato: "I nostri edifici scolastici sono stati costruiti più di 50 anni fa e dal punto di vista energetico, sono il peggio che possa esistere. La nostra scuola si trova in condizione di non sicurezza. Volete permettere quindi ai nostri ragazzi, i nostri figli, i nostri nipoti, di continuare ad andare in una scuola che non è sicura?"  Per aggiungere subito dopo una breve pausa:  "Tanto a voi che vi interessa se là viene un terremoto e ammazza le persone?"

Ma se la situazione era veramente a questo punto, perché il sindaco non chiudeva la scuola? A lui competono infatti ogni genere di decisioni che riguardino la sicurezza pubblica nel terriotorio. E’ il sindaco la prima autorità responsabile, che solo in caso di inadempienza può essere sostituito, in surroga, dal prefetto.

In seguito a queste affermazioni, un cittadino chiese,  al prefetto di verificare la reale condizione della scuola di Roccafluvione e, se ci fosse stata una reale situazione di pericolo, sollecitare il sindaco a prendere provvedimenti immediati, o intervenire lui stesso in caso di inadempienza.

Ma cosa rispose il sindaco, interpellato in merito dal prefetto? Riportiamo testualmente: 

- “Le affermazioni/dichiarazioni, cui fanno riferimento i Sigg. Gabrielli Angelo e Tommasetti Dario erano riferite genericamente a edifici costruiti negli anni 60 che, seppure ristrutturati e messi a norma, non avrebbero gli stessi requisiti né dal punto di vista energetico, né da quello antisismico di un edificio costruito ex novo”. Il sindaco concluse la risposta al prefetto allegando  una serie di certificazioni e documenti che attestavano ogni assenza di pericolo.

Ma allora come mai questo concitato accenno al pericolo per i nostri figli e nipoti che frequentassero la scuola di Via Leopardi? Ci pare che la interpretazione più verosimile l’abbia data il dirigente scolastico dell’Istituto Comprensivo di Roccafluvione, la Prof.ssa Marisa Salvatori, che, interpellata da Dario Tomasetti, presidente del Comitato No Plesso Scolastico di Capodipiano, scrive:

- Non si riesce a comprendere questo exploit drammatico e eccessivamente allarmistico del sindaco Formica, se non collegato a giustificare la costruzione di un nuovo edificio a Capodipiano, che tra l’altro dovrebbe unificare le scuole di Roccafluvione e Venarotta, sul quale progetto sono confluite spese per la compravendita del terreno e spese per la progettazione. Gettare nel panico una intera comunità scolastica, in procinto di rientrare a scuola, se oltretutto non esiste una vera gravissima emergenza, mi sembra proprio inutile!”

Parole chiarissime, pesanti come pietre, a censurare un comportamento a dir poco leggero e un po’ troppo disinvolto, da parte del nostro sindaco Marcello Formica.

di Angelo Gabrielli



sabato 8 febbraio 2014

Intervista a Fabio Salvi, vice sindaco di Venarotta, sul Plesso di Capodipiano

"Sono sicuro che con il dialogo, il confronto costruttivo e lo scambio di idee anche le future amministrazioni di Venarotta e Roccafluvione possano fattivamente collaborare per completare questo percorso."
- Assessore Salvi, la progettata unificazione delle attuali scuole elementari e medie di Venarotta e Roccafluvione, con chiusura delle attuali sedi, e costruzione di un nuovo Plesso nella località di Capodiapiano di Venarotta, viene vissuta dai cittadini di Roccafluvione come una ingiusta penalizzazione del nostro territorio, che si vedrà spogliato, oltre che di un servizio fondamentale, di una parte rilevante della memoria storica della maggior parte dei suoi abitanti. Non pensa che questo non contribuirà ad avvicinare i cittadini dei nostri paesi e farà risorgere una mai sopita conflittualità campanilistica?
- No ed in realtà la penso in maniera diametralmente opposta. In tutta questa discussione, nata intorno alla scuola unica, ci sono state delle incomprensioni che rendono più difficile comprendere il valore dell’iniziativa. Nessuno vuole chiudere le scuole, le vorremmo solamente accorpare per avere un nuova struttura, con tutti i vantaggi di avere un nuovo impianto e con il vantaggio di non dover lottare ogni anno per mantenere le classi esistenti. 

Dal momento in cui i nostri figli andranno a scuola insieme, avremo definitivamente abbattuto ogni conflittualità campanilistica, i bambini si conosceranno fin da piccoli e crescendo insieme amministreranno insieme un intero territorio e non il singolo paese, il campanilismo morirà con la nascita di una scuola unica.
La stessa cosa avverrà per i citadini Venarottesi. E’ vero che il terreno è nel comune di Venarotta ma geograficamente più vicino a Roccafluvione, quest’ultimo diventerà comproprietario della struttura e del terreno e se guardiamo ad un futuro di unificazione dei comuni questo discorso verrebbe completamente a cadere. Le nostre scuole non hanno un indotto di nessun genere, non parliamo di scuole superiori o università, qui gli studenti vengono accompagnati all’ingresso al mattino e ripresi al pomeriggio per tornare a casa, non ci sono studenti che vanno al bar o in pizzeria e che comunque vivono momenti diversi da quelli dentro le mura della scuola. 
Non credo che spostando la scuola di un paio di chilometri dalle attuali sede possa esserci una penalizzazione per i nostri paesi, parliamo di distanze piccolissime e senza nessun impatto sull’economia e sulla vita sociale degli stessi.  Non solo i cittadini di Roccafluvione subiranno l’impatto di queso cambiamento,
– Tra i motivi per cui più di 800 cittadini di Roccafuvione hanno firmato una petizione per chiedere al comune di recedere da questo progetto, c’è l’alto costo della nuova costruzione: 6 milione di euro, mentre per mettere a norma l’intera struttura di Roccafluvione ne basterebbero poco più di 200.000. In tempi di crisi economica devastante, come quella che stiamo vivendo, la vostra sembra una decisione particolarmente dissennata.
- Anche questo è un punto sul quale occorre fare chiarezza, abbiamo detto fin dall’inizio che lo scopo principale di questo progetto è la salvaguardia e la promozione della scuola,  aspetto importantissimo per un territorio che deve rilanciarsi. La scuola negli ultimi anni è uno dei settori che più è stato penalizzato dai diversi governi in carica, la scuola rappresenta la crescita culturale e lo sviluppo futuro di una popolazione. Lo scopo di questo progetto è dare stabilità al nostro istituto comprensivo (Istituto Comprensivo di Roccafluvione). Quando si parla di mettere a norma l’istituto di Roccafluvione bisogna capire bene a cosa ci si riferisce e cosa si vuole ottenere, con 200.000 euro è innegabile che potremmo al massimo aggiungere qualche classe alla struttura vecchia, oppure sostituire tutti gli infissi o in alternativa costruire un sistema antincendio moderno, sicuramente non potremo fare tutte queste cose insieme.  Siamo tutti d’accordo nell’ ammettere che con 200.000 euro possiamo mettere una pezza su una struttura già vecchia che ha fatto il suo corso e tra 5 o 10 anni ritornare a palarne, spenderci ancora soldi per continuare a mettere pezze. Una struttura nuovissima ci garantirebbe di risolvere il problema per ameno 30 o 40 anni.
Vorrei chiarire anche il discorso dei 6 milioni. Come detto la necessità iniziale è quella della scuola, per cui spenderemo i soldi per la scuola, guadando avanti e a mente libera abbiamo ipotizzato che alla struttura iniziale possano aggiungersi una serie di altre strutture per creare un campus di servizi culturali e sociali; questi verranno realizzati man a mano che si troveranno i fondi e man a mano che ne avremo la necessità e possibilità. Questo aspetto è stato molto dibattuto, ma sinceramente non ne comprendo il motivo. Immaginare un progetto come progetto “aperto” è secondo me importante per non porre limiti alle esigenze future, poi se  dovremo fermarci alle scuole ci fermeremo alle scuole, avendo risolto il problema più grave al momento, secondo il mio punto di vista. 

Si è dibattuto sul fatto che ancora mancano molti dettagli, ritengo sia normale vista la fase di lavoro in cui ci troviamo. Abbiamo lavorato quasi 5 anni per costruire un protocollo di intesa tra i comuni e poi reperire i fondi, da qui in avanti potremo iniziare a parlare di dettagli, il mio invito è quello di metterci tutti intorno allo stesso tavolo per costruire insieme, per ottimizzare con il contributo di tutti un progetto chiave per l'economia sociale dei nostri paesi. Vorrei inoltre far notare che le strutture attuali hanno enormi costi di gestione legati al riscaldamento e alla manutenzione, sono strutture datate e non potremmo mai renderle uguali al nuovo se non buttandole a terra.

Da ultimo la costruzione della nuova scuola libererebbe la disponibilità delle attuali strutture, per i comuni, a costo zero, costituendo un indubbio capitale da poter valorizzare o vendere.
– La decisione di procedere con la realizzazione solo del primo stralcio del progetto, che costerà comunque oltre un milione e mezzo di euro, non vanifica uno dei motivi con cui avete inteso valorizzare questo progetto, quello cioè di costruire una specie di città della cultura, (scuola, teatro, auditorium, discoteca, biblioteca, sala prove) che detto tra noi, non pare essere uno dei bisogni più impellenti della nostra popolazione?
Ho risposto a questo punto con la domanda precedente, il motivo con cui è nato il progetto è la salvaguardi e STABILIZZAZIONE del nostro istituto comprensivo, il resto è un progetto di miglioramento continuo che vorremmo sicuramente non fermare al primo stralcio ma che, per completarsi, avrà bisogno dei suoi tempi. E’ sibillino che nel protocollo di intesa e nei documenti di intento predisposti per richiedere gli aiuti economici sia stato messo in risalto il possibile sviluppo futuro del progetto, perché molti servizi potrebbero essere accorpati in una struttura centralizzata anche in virtù di esigenze future.
– Molte persone a Roccafluvione sono state negativamente colpite dal verificare che, contrariamente a quanto era stato sostenuto da esponenti dell’amministrazione locale, la nostra scuola non rischia affatto la chiusura per mancanza di numero minimo di allievi, in quanto le deroghe concesse ai comuni montani, quali sono entrambi, Venarotta e Roccafluvione, permettono la formzione anche di classi di solo 10 allievi e, a Roccafluvione, il numero degli allievi, nelle proiezioni disponibili sui prossimi anni, è sempre superiore a 10. Cosa ne pensa di questa errata informazione?
Quanto riportato è forviante per diversi motivi, in primo luogo ci sono negli anni  futuri delle classi con un numero inferiore a 10, proprio a Venarotta avremo questo problema il prossimo anno, in secondo luogo è impensabile andare avanti con deroghe e concessioni spesso limitative, a volte abbiamo le classi ma non possiamo decidere di dividere tra tempo pieno e tempo ridotto in base alle scelte dei genitori, e soprattutto viviamo una situazione border line, sempre instabile. In una classe di 11 bambini basta che un paio di famiglie si trasferiscano ed ecco riaperto il problema. Ogni anno la scuola ha questi problemi, lo dico anche in virtù del fatto che mio figlio frequenta la scuola di Venarotta e  ad ogni incontro la dirigenza scolastica ci ha presentato le enormi difficoltà ed i limiti nell’avere queste situazioni. I genitori sanno bene quante difficoltà ci sono e quanti vantaggi avremmo nell’avere sezioni più numerose, con possibilità di scelta e con servizi migliori. Poi vorrei aggiungere una cosa importante: laddove dovremmo perdere qualche classe, anche solo a Venarotta, se il numero totale dell’istituto comprensivo non raggiungesse quello richiesto ci sarebbe la chiusura dell’intero istituto stesso, con le conseguenze che tutti immaginiamo.  Circa due settimane fa la dirigente scolastica ha affermato all’assemblea dei genitori che avere due classi da 10 alunni è penalizzante, che crea disagi per gli orari, disagi per l’organizzazione e che la soluzione ideale sarebbe quella di unirle. La nostra scuola rischia e ripeto, tutti i genitori che frequentano attivamente questo mondo ne sono a conoscenza. Una volta finanziata e aperta una nuova scuola avremo garanzie e stabilità per lunghi anni.
– Se, come sembra più che probabile, per il momento a Capodipiano si potranno solo costruire le aule per le lezioni, e la città della cultura sarà rimandata a tempi migliori, e se, il problema della mancanza di numero minimo di allievi riguarda soprattutto Venarotta, non sarebbe più equilibrato considerare la possibilità di spostare gli allievi di Venarotta a Roccafluvione, studiando magari una serie di benefici a loro favore, come trasporto gratuito, mensa, etc…?
- Ho spiegato prima che essendo il nostro un istituto unico il problema non interessa solo Venarotta, in ogni momento una classe di Roccafluvione potrebbe avere un paio di alunni in meno (trasferimenti, decisione di andare a scuola da un'altra parte ecc.) e quindi il problema è condiviso, soprattutto perché, ripeto, occorre garantire anche il numero totale dell’istituto comprensivo. Affermare che il problema ad oggi riguarda solo un comune sarebbe ragionare con i paraocchi e rimandare il problema alle future amministrazioni.
– Considerato che l’opposizione di Roccafluvione è ferocemente contraria a questo progetto, non senza responsabilità dell’attuale amministrazione che ha perfino negato un incontro pubblico per illustrare quello che avevano in mente a 4 anni dalla decisione presa (la firma del protocollo di cooperazione tra i 4 comuni di Montegallo, Palmiano Venarotta e Roccafluvione risale all’aprile 2010), non teme che il progetto, in caso di vittoria dell’opposizione possa impantanarsi definitivamente?
- Spero proprio di no, sono convinto che chiunque possa vincere le prossime elezioni andrà a valutare attentamente questo aspetto scegliendo poi con raziocinio la via che porta al benessere di un intero ed ampio territorio.  Il progetto ha dei tempi lunghi anche conoscendo i tempi della burocrazia italiana, dal protocollo d’intesa in avanti potrebbero esserci dei cambiamenti, delle inevitabili revisioni ed aggiustamenti ma sono certo che chiunque amministrerà i nostri comuni nei prossimi anni avrà modo di apprezzare e portare avanti questa idea, soprattutto quando  tutta la cittadinanza ne avrà compreso i vantaggi e quando i benefici diverranno tangibili.
In onestà penso che ogni amministratore possa, di fronte allo stesso problema, ipotizzare soluzioni diverse, anche di fronte a questo problema qualcun altro avrebbe potuto pensare a soluzioni diverse e non per questo assurde. Quello che non condivido è che di fronte ad un iniziativa avviata, la quale porta indubbi ed evidenti vantaggi si cerchino tutte le motivazioni per smontarlo; non condivido che per annullare un progetto di questa portata le motivazioni possano risiedere nella distanza rispetto alle attuali scuole, o al discorso della memoria storica ed affettiva con le attuali strutture, tanto meno con il discorso legato alla vita sociale che una scuola elementare o media crea nel suo intorno e soprattutto per il fatto che il posto in cui sorgerà è nel comune di Venarotta. Sono rimasto stupito nel vedere combattuto un progetto già finanziato che ci aiuterà a crescere; è normale che il cambiamento possa spaventare ma occorre prevenire situazioni che potrebbero divenire poi irrimediabilmente compromesse.
Ritornando alla domanda sono sicuro che con il dialogo, il confronto costruttivo e lo scambio di idee anche le future amministrazioni di Venarotta e Roccafluvione possano fattivamente collaborare per completare questo percorso.
– E infine, mi permetta di farle una domanda in qualità di probabile prossimo sindaco di Venarotta, quali tutti la indicano: non teme che i rapporti tra le popolazioni dei nostri due comuni possano essere negativamente influenzati dalla volontà di procedere con un progetto che incontra l’opposizione della quasi totalità della popolazione di Roccafluvione, proprio nel momento in cui si rende probabilmente necessaria l’unione dei nostri comuni con quello di Palmiano e Montegallo, al fine di ottimizzare i costi e l’erogazione dei servizi?
No, assolutamente no,  sono certo che questo progetto sia il primo passo per un unione tra le popolazioni.  I miei due migliori amici sono di Roccafluvione, conosco quasi tutti i ragazzi della mia età, ho passato moltissimo tempo nei vari tornei di calcetto che un tempo animavano le serate estive di Roccafluvione e dintorni, non credo che non ci siano le basi culturali e sociali per pensare ad un unione fattiva e produttiva. Sono convinto che la fusione dei comuni sia un passo fondamentale per il nostro futuro. Occorre superare alcune barriere inevitabilmente presenti, se avremo un comune unico non ci sarà più necessità di parlare di Venarotta o Roccafluvione perché l’entità sarà unica, dovremo essere saggi nel distribuire bene i servizi sul territorio ma se l’ufficio del sindaco starà a Roccafluvione o a Venarotta penso che la cosa sia indifferente.  Ogni cambiamento passa per momenti di tensione e smarrimento, questo è normale, ma dopo la fase iniziale, quando si iniziano ad apprezzare i risultati, la nuova organizzazione entrerà a far parte della vita quotidiana.
Io personalmente ho vissuto questa esperienza quando circa 15 anni fa decisi di trasformare un associazione di Venarotta in un associazione di Venarotta-Roccafluvione; nelle prime fasi si verificarono scontri animati con i miei concittadini, poi la volontà di quelli di Roccafluvione di dividersi ed affermarsi autonomamente, fino alla completa simbiosi che ci ha permesso di andare avanti poi per lunghi anni fino ad oggi. Sono percorsi normali nelle dinamiche di creazione di nuovi gruppi e nelle dinamiche del cambiamento, come sostenuto da Darwin non è la specie più intelligente a sopravvivere e nemmeno quella più forte  ma è quella che meglio si adatta ai cambiamenti.
Grazie per le domande che mi ha fatto e per l’opportunità di esprimere il mio pensiero, ci tengo a sottolineare che è importante in questa fase avere un dialogo aperto e costruttivo, abbattiamo per un attimo tutte le barriere e collaboriamo, non possiamo rischiare nulla per la scuola, lo dico da amministratore e soprattutto da genitore, non facciamoci un autogol quando la partita da giocare è ancora tutta aperta.
Da ultimo mi permetta una battuta, le chiedo di cambiare il nome del gruppo No VenaRocca, questo nome non potrebbe mai essere dato a nessuno, è troppo brutto! Quando avremo un nuovo comune dovremo trovare un nuovo nome, che evochi il nostro territorio e faccia sapere al mondo quanto è bello.

a cura di Angelo Gabrielli

giovedì 6 febbraio 2014

Intervista a Pietro Leoni



"Ritengo che i nostri amministratori, in perfetta buona fede, siano stati attratti dal canto di sirene interessate alla realizzazione della faraonica opera ipotizzata, condita dalla grandiosità disegnata. Si doveva resistere, anche alla luce delle disastrose gestioni delle opere - realizzate e non - sproporzionate rispetto ai mezzi (es.: centro tartuficolo, palazzetto dello sport)."

Tornando a Roccafluvione dopo aver viaggiato nei comuni limitrofi, siano Montegallo,o Acquasanta, o la stessa Venarotta, si ha la stessa impressione che si prova arrivando all'aeroporto di Fiumicino da un aeroporto di uno qualsiasi dei paesi del centro o nord europa. Sembra di essere arrivati in un paese ad un livello di sviluppo molto più basso, basta guardare ai marciapiedi della strada principale del nostro paese. Meglio sarebbe dire, alla loro assenza. Come dovrebbe fare una mamma a spingere il suo bimbo in carrozzina da Ponte   Nativo agli ambulatori medici, ad esempio? O anche semplicemente dal centro ad andare al mercato con la stessa carrozzina? Semplicemente non si può. Deve per forza portarlo in macchina, perchè a Roccafluvione si trova al massimo qualche tratto di marciapiede su uno dei lati della strada, interrotto in decine di punti da zone sbrecciate, gradini sconnessi e pozzanghere. Dall'altro lato sarebbe impensabile fare la gimkana tra le pozzanghere e i cespugli ai piedi dei tigli. Con il paese in queste condizioni, dopo 25 anni di ininterrotta amministrazione del centro-destra, giunge la decisione della giunta Formica, di chiudere le nostre scuole elementari e medie, per trasferirle nel comune di Venarotta. Sembra quasi un piano congegnato per l'affondamento del nostro già malridotto comune. Abbiamo incontrato Pietro Leoni, figura storica della sinistra di Roccafluvione, per rivolgergli alcune domande in proposito.   

Che ne pensi della chiusura della scuola di Roccafluvione per trasferirla nel nuovo plesso di Capodipiano?

Chiudere la scuola di Roccafluvione per trasferirla a Capodipiano e'  un'operazione assurda. Tanto assurda da far pensare a sotterranee speculazioni. Conoscendo personalmente i nostri amministratori e la loro indiscussa onestà penso che tutto si possa ricondurre al cedimento all'iniziativa di Venarotta  nonostante l'enorme forza contrattuale del nostro Comune. Forza contrattuale riconducibile alla centralità del territorio, alla comodità orografica "valliva", allo stato del nostro complesso scolastico, alla popolazione scolastica. Fattori questi tutti vincenti rispetto a tutti gli altri Comuni partecipanti (Montegallo,Palmiano,Roccafluvione e Venarotta). Essenziale, ovviamente, l'enorme economia di spesa tra la semplice ristrutturazione del complesso di Roccafluvione  e la costruzione del nuovo ipotetico plesso  a Capodipiano. Per non parlare poi delle spese di esercizio e manutenzione della nuova struttura, sicuramente al di sopra delle normali capacità dei piccoli Comuni partecipanti. Ma poi al di la di tutte le considerazioni mi pongo una domanda semplice ma essenziale: nella dannata ipotesi di chiusura delle scuole nei citati piccoli Comuni quale interesse avrebbe un genitore a mandare un figlio a scuola a Capodipiano e non ad Ascoli? Sono certo che persino molti alunni di Venarotta finirebbero ad Ascoli e non nelle campagne di Capodipiano. Figuriamoci quelli di Montegallo, Palmiano e Roccafluvione!!!
    
Come è possibile che i nostri amministratori siano favorevoli a un simile progetto?

Ritengo che i nostri amministratori, in perfetta buona fede, siano stati attratti dal canto di sirene interessate alla realizzazione della faraonica opera ipotizzata, condita dalla grandiosità disegnata. Si doveva resistere, anche alla luce delle disastrose gestioni delle opere - realizzate e non - sproporzionate rispetto ai mezzi (es.: centro tartuficolo, palazzetto dello sport).


Si parla di Unione dei 4 comuni di Montegallo, Palmiano, Roccafluvione e Venarotta. Chi ha le carte in regola per candidarsi a sede della nuova municipalità?

L'unione dei comuni e' assolutamente auspicabile e, grazie a Dio il nostro ha tutte le carte in regola per divenire centro naturale dei quattro comuni (Montegallo,Palmiano, Roccafluvione e Venarotta). Proprio per questo bisogna stare assolutamente attenti a non cedere nulla sui singoli servizi!!!

di Angelo Gabrielli

Perché No Venarocca

Tutti i cittadini di Roccafluvione sanno, ormai, che l'amministrazione comunale presieduta dal sindaco Marcello Formica, ha deciso di chiudere la scuola di Roccafluvione, per costruirne una in territorio di Venarotta. E' una scelta assolutamente penalizzante per il nostro territorio e assolutamente incomprensibile, al di là delle ragioni di facciata addotte dal sindaco, e dal suo assessore alla cultura Anna Cecilia Poletti.

Una scelta che l'amministrazione ha difficoltà a presentare al pubblico. Sono infatti passati quasi 4 anni dal primo atto dell'amministrazione in cui si è parlato della chiusura della scuola di Via Leopardi e della costruzione del plesso di Capodipiano di Venarotta. Sembra incredibile, ma da allora, l'amministrazione Formica non ha promosso nessun incontro pubblico per informare la cittadinanza di tale decisione.

Una delle frazioni del territorio di Roccalfuvione
Evidentemente temono la reazione dei propri cittadini che hanno già abbondantemente espresso la loro volontà al riguardo. Più di 800 firme sono infatti state raccolte nel territorio comunale per dire No a questa scelta dissennata. Ma il comune sembra intenzionato ad andare avanti.

Cosa significa chiudere la scuola del nostro comune? In primo luogo una mazzata mortale al possibile sviluppo abitativo di Roccafluvione: chi volete che compri una casa in un paese dove non c'è la scuola? E' ovvio che una coppia che intenda trasferirsi dalla città ad una più tranquilla cittadina scelga un luogo dove ci sia almeno la scuola, dove poter accompagnare i figli al mattino e andare ad aspettarli quando usciranno. Ma questo a Roccafluvione non sarà più possibile, a meno che non riusciamo ad impedire alla giunta Formica di procedere con questa follia.

La chiusura della scuola comporterebbe inoltre una pesante conseguenza per tutte le piccole attività economiche del nostro territorio che gli ruotano intorno. Facile immaginare che costruire una scuola in aperta campagna, dove ci sono al momento solo pascoli e terreni agricoli, porterà in brevissimo tempo al sorgere di quelle piccole attività che possano vivere grazie alle persone che ruotano intorno alla scuola. Ovvio che sorgerebbe un bar, una pizzeria, un'edicola, un piccolo supermercato per fare la spesa. Il piccolo particolare è che la crescita di queste attività non potrà che penalizzare quelle attualmente esistenti a Roccafluvione, la cui economia, non solo il suo tessuto sociale, ne risulterà pesantemente compromessa. Considerano gli alunni, i genitori, gli insegnanti e il personale non docente, almeno un centinaio di persone ruotano ogni giorno intorno alla scuola. Tutto questo, il nostro comune, ha deciso di tarsferirlo a Capodipiano, a costo zero per il comune di Venarotta.
Le gole del Fluvione

Un generosissimo regalo. La domanda che tutti si pongono è: perchè? Ma non c'è risposta. In un primo tempo, quando il consigliere di opposizione Guido Ianni ha promosso la petizione popolare che chiede al sindaco di tornare indietro dalla sua folle decisione, l'assessore alla cultura Anna Cecilia Poletti è più volte intervenuta sui social network (in particolare sul gruppo facebook Fluvione e Dintorni) per sostenere le ragioni del progetto, e ha addotto tre motivi.

- Il primo sarebbe stato che se non si accorperanno le scuole di Roccafluvione e Venarotta in un unico Plesso, queste saranno entrambe destinate a chiudere in quanto mancherebbe il numero minimo di studenti consentito per tenere aperta una classe. L'affermazione è totalmente infondata. Con un accurato lavoro di analisi dei dati disponibili sull'andamento demografico nel nostro territorio, il consigliere di minoranza Ianni ha dimostrato che, con le deroghe consentite dall'ubicazione del nostro comune in territorio montano, la scuola di Roccafluvione non corre alcun pericolo di chiusura, disponendo in ogni anno scolastico e per ciascuna classe, negli anni a venire, di un numero sempre maggiore di studenti rispetto al minimo previsto.

- Il secondo motivo sarebbe stato che sarebbe valsa la pena di rinunciare alla scuola nel centro del nostro paese, in quanto a Capodipiano di Venarotta, non sarebbe solo nata una scuola, bensì un qualcosa che somigliava alla città delle culture di Barcellona. E ha parlato di un magnifico progetto che prevedeva, oltre agli edifici adibiti all'insegnamento, un teatro, un'auditorium per i concerti, una sala prove, una biblioteca, una ludoteca, una discoteca, e, udite udite, perfino un internet point.... C'è da rimanere sbalorditi in primo luogo dall'ignoranza di questi amministratori. Oggi, con la diffusione degli smartphone, gli internet point, esistono ancora nel Burkina Faso, probabilmente in Nord Africa, o in qualche remota regione dell'Asia. Qui francamente non se ne vede la necessità, ma anche se ci fosse un internet point non è altro che una antenna wi-fi di quelle che abbiamo in casa, o uno stanzino con qualche computer collegato in rete dove si paga un euro all'ora per collegarsi. Roba avveniristica per la cultura dei nostri amministratori, a quanto pare.

- La terza ragione sarebbe stata la riduzione dei costi di gestione, ottimizzando le fonti termiche con le nuove tecnologie disponibili e unendo i due plessi attualmente esistenti a Venarotta e Roccafluvione. Ora dopo avere illustrato cosa prevedeva il progetto che ci hanno raccontato (e sottolineo raccontato perchè non è stato mai progettato nulla di simile), è del tutto evidente che si tratta di un motivo veramente ridicolo, se solo si pensa a cosa costerebbe tenere in piedi una simile struttura.

Abbazia di Santo Stefano - Cripta - Sec. VIII - IX
Quello che appare del tutto inverosimile, è la possibilità di realizzare nella desolata campagna di Capodipiano, una simile meraviglia che costerebbe qualcosa come 6 milioni di euro. Bisogna tenere presente, che secondo i calcoli del comune di Roccafluvione uniformare l'edificio scolastico esistente alle nuove normative emanate dal Ministero, costerebbe poco più di 200.000 euro. 

E' del tutto ovvio che questa immaginifica città della cultura, che per altro non si capisce a quale reale richiesta dei cittadini risponda, non avvertendosi nel nostro piccolo paese questa ressa per andare a teatro (con quale stagione?), all'auditorium (quale cartellone concertistico?); non abbiamo conoscenza di così tanti gruppi musicali che potrebbero richiedere una sala prove, mentre il comune di Roccafluvione ha "aperto" una biblioteca che è sempre chiusa. Insomma, hanno voluto raccontare ai nostri concittadini che bastava chiudere la scuola di Via Leopardi per avere tutte queste meraviglie, anche se più che noi le avrebbe avuto il comune di Venarotta.

Ci si stupisce che non abbiano pensato anche a un eliporto, una stazione spaziale e una sala per il teletrasporto....

Va da sé che quando in provincia, che ha messo a disposizione i tecnici, si sono messi a lavorare a questo progetto, abbiano pensato di fare un progetto per una scuola, non per  la città delle meraviglie vagheggiata dagli imbonitori che governano Roccafluvione. Una scuola che tra l'altro prevederebbe una sola sezione per classe, in quanto, sommati, gli alunni di Venarotta e Roccafluvione, non superano i 30 per classe. 

E infine abbiamo scoperto che i comuni interessati, "per il momento", hanno deciso di realizzare il primo stralcio del progetto, che riguarda gli edifici scolastici; poi, come ha candidamente ammesso il vicesindaco di Venarotta (per altro l'unico amministratore dei due comuni che ha accettato di confrontarsi con un tono dialogante, con i cittadini che si oppongono a questo progetto), "qualora ve ne fosse la necessità, si procederà a realizzare il secondo stralcio".

Da non credere. Prima ci promettono la città spaziale per convincerci a non aprire bocca quando ci chiudono la scuola, poi ci dicono: "intanto facciamo le aule".... poi, "se ve ne sarà necessità"... No caro Fabio Salvi, sappiamo già tutti che non ci serve né la stazione spaziale, né il teletrasporto, e tanto meno ci serve a Capodipiano di Venarotta, dove tu, e la tua amministrazione potete fare quello che volete, perché è territorio del vostro comune, ma non a spese dei cittadini di Roccafluvione

Ponte Nativo
Riconosciamo che le scelte degli amministratori di Venarotta, sono senz'altro utili alla loro cittadinanza, andando a valorizzare enormemente Capodipiano, dove i terreni agricoli si vendevano, prima che si cominciasse a parlare di questo progetto, a 50 centesimi al metro quadro, mentre adesso il progetto del nuovo plesso prevede di espropriarli a 7 euro e 80 centesimi, con una rivalutazione di 15 volte. Una vera moltiplicazione dei pani e dei pesci. 

Venarotta si troverà quindi un nuovo polo di sviluppo sul suo territorio, dove non sarà difficile prevedere un adeguato sviluppo edilizio (tutti gradiscono avere casa vicino alla scuola, se si vuole mettere su famiglia). Del resto Venarotta è ottimamente amministrata, basta camminare per i suoi ordinati marciapiedi, e scoprire tutti i servizi che offre ai suoi cittadini. 

Concedergli anche la scuola, spogliandone il nostro territorio, significherebbe depauperare completamente la nostra cittadina, dargli la mazzata finale verso il sottosviluppo. Per contrastare questa deriva è nato il Comitato No Venarocca (il cui nome vuole raffigurare foneticamente la fagocitazione del nostro comune da parte del nostro vorace vicino, che cambierebbe solo la penultima lettera del suo nome per prosperare sul nostro sottosviluppo).

di Angelo Gabrielli